In particolare, come è possibile leggere dal testo dell’intesa, le parti sociali hanno centrato l’attenzione sul tema del welfare aziendale. Hanno stabilito che tutte le aziende che sottoscrivono il suddetto contratto dovranno erogare ad ogni dipendente 200 euro all’anno sotto forma di beni e servizi di welfare.
Tale cifra potrà essere spesa dai lavoratori in tutte le prestazioni previste dalla normativa.
- Previdenza complementare, sanità integrativa nelle sue varie forme;
- Servizi per il sostegno alla genitorialità e per l’istruzione dei figli;
- Servizi di assistenza a familiari anziani, polizze assicurative;
- Trasporto pubblico, buoni spesa e buoni acquisto.
Dopo il CCNL dei metalmeccanici, degli orafi, argentieri e gioiellieri e delle telecomunicazioni e della FIPE; anche quello valido per i lavoratori delle case di cura e dei servizi assistenziali e socio sanitari prevede una somma da destinare a quei beni e servizi che vanno ad integrare la retribuzione; consuetudine ormai comune a molte realtà.
Questo grazie anche,non solo agli sgravi fiscali e contributivi che tali prestazioni prevedono; ma anche al proficuo lavoro che le parti sociali stanno portando avanti a livello nazionale. Ne è un esempio il recente accordo stipulato tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil che, oltre al contrasto al cosiddetto “dumping” contrattuale - ovvero la proliferazione di contratti firmati da organizzazioni prive di rappresentanza sia sindacali che datoriali, ha cercato di porre al centro proprio le questioni del welfare e della previdenza complementare.
Stando ad alcune recenti intese di rinnovo di Contratti Collettivi particolarmente rappresentativi - come il CCNL dei chimici e quello delle cooperative sociali - nei prossimi mesi assisteremo inoltre ad altre importanti novità sul piano del welfare di origine contrattuale.