È l’ultima misura adottata in ordine di tempo ma rientra pienamente nella strategia organica – così l’ha definita la Ministra delle pari opportunità Elena Bonetti - intrapresa con il Family Act, il Pnrr e la Strategia per la parità di genere per sostenere la genitorialità e favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro delle donne.
Il bando #Riparto che finanzierà azioni e strumenti di welfare aziendale a supporto del rientro al lavoro delle neo-mamme ha tempi stretti, se consideriamo che c’è l’estate di mezzo: le domande dovranno essere presentate entro il 30 settembre. Ma, facendo tesoro dell’esperienza del precedente bando #Conciliamo - che ha impiegato più di un anno per assegnare i fondi – questa volta le procedure sembrano più snelle. E le micro e piccole imprese, inizialmente escluse dal primo bando, in questo sono invece previste dall’inizio. Una scelta importante, visto che in Italia oltre il 90% delle imprese ha meno di 50 dipendenti.
La stessa Ministra delle pari opportunità Elena Bonetti ha sottolineato nell’illustrare il bando che il welfare aziendale è “strategico” per supportare le famiglie in un Paese in cui la difficoltà di conciliazione tra vita professionale e impegni famigliari è ancora oggi un fattore importante nello spiegare i sempre più bassi tassi di natalità.
Questo bando in particolare identifica tre aree di intervento:
Potranno presentare un progetto imprese, consorzi e gruppi di società, anche in rete tra loro. È quindi prevista la possibilità di costituire un’associazione temporanea di scopo (ATS), un’associazione temporanea d’impresa (ATI) oppure di sottoscrivere un contratto di rete. Il budget del progetto può variare da 15.000 euro a 50.000 per le imprese con meno di 10 dipendenti; potrà arrivare invece fino a 1 milione di euro per quelle con oltre 250 dipendenti.
Il bando è stato accolto positivamente dagli addetti ai lavori anche se non manca qualche critica di merito. Secondo Welfare per esempio fa notare che il nuovo bando #Riaprto si concentri quasi esclusivamente sul sostegno alle lavoratrici madri, piuttosto che sul tema – di fatto più ampio – della genitorialità.
La promozione di più numerosi ed efficaci congedi di paternità e altre misure per la genitorialità potrebbe favorire un cambiamento culturale più ampio e, con il tempo, contribuire a un migliore bilanciamento dei carichi familiari.
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Anna Zavaritt - giornalista e contributor Jointly