Definire una strategia di Corporate Wellbeing significa mettere le basi affinché un’azienda possa rimanere competitiva e garantirsi capacità di innovazione e livelli di produttività ottimali, grazie ad un approccio sostenibile sul mercato del lavoro.
Passare da singole iniziative estemporanee e disorganiche ad una strategia integrata per il Corporate Wellbeing richiede l’endorsement del top management e una cultura aziendale improntata all’ascolto e all’innovazione. Un percorso quindi lungo, non sempre in discesa e lineare ma appassionante perché consente ad un’impresa di essere più profittevole e sostenibile nel lungo periodo.
La ricerca che ci ha impegnato per un anno al fianco di The European House Ambrosetti dimostra infatti che una strategia di Corporate Wellbeing aumenta la produttività, riduce i costi del turnover e consente di rendere più efficiente il costo del lavoro. In particolare, dalle analisi svolte, emerge che l’adozione di una strategia di Corporate Wellbeing può:
Definire una strategia di corporate wellbeing non è (più) quindi una scelta valoriale dell’impresa, in ottica di corporate social responsibility, ma un percorso quasi obbligato per riuscire a rimanere competitivi e profittevoli sul mercato.
Nella seconda parte della ricerca realizzata con TEHA, che è possibile scaricare qui, illustriamo nei dettagli i benefici del “fare” e i costi del “non avere” una strategia per il benessere organizzativo, con l’obiettivo di arricchire il confronto sul welfare aziendale e di contribuire - come è nella missione di JOINTLY in quanto azienda profit certificata BCorp® - alla sua evoluzione, in un’ottica di sostenibilità socio-economica del Paese e del suo tessuto imprenditoriale.
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A cura di Anna Zavaritt - giornalista e contributor JOINTLY